La zavorra della previdenza complementare


Il modello di previdenza complementare Italiano ha scarso successo (solo un quarto dei potenziali interessati ha aderito ad un fondo pensione) a causa di molteplici fattori normativi, fiscali ed organizzativi.

Uno degli aspetti più penalizzati è sicuramente la restrizione alla libertà di scelta tra i fondi pensione concorrenti, esistono i fondi di “serie A”, quelli negoziali istituiti da sindacati ed aziende, e quelli di “serie B” istituiti da altri soggetti finanziari.

Quando un lavoratore dipendente aderisce al fondo negoziale della sua categoria (se esiste), ad esempio metalmeccanico o commercio, ha diritto ad ottenere che il suo datore di lavoro versi una quota mensile prestabilita al fondo. Se aderisce ad un altro fondo pensione questo diritto viene meno.

Facciamo un esempio

Mario aderisce al fondo Cometa (metalmeccanici) versando il TFR più il contributo volontario minimo (1,2% della retribuzione base): in questo caso il  datore di lavoro raddoppierà il contributo volontario del lavoratore.  Cometa è un fondo gestito dalle aziende e sindacati che firmano il contratto metalmeccanico, se Mario lo ritenesse inefficiente e volesse rivolgersi a gestori che ritiene più bravi ed affidabili perderebbe il contributo aziendale.

Questo è un vincolo rilevante alla concorrenza tra fondi perché consente a quelli negoziali di vivacchiare tranquilli anche se sono mal gestiti e rendono poco, abbattere il vincolo  sarebbe il primo passo, sebbene non sufficiente, per un vero rilancio del sistema dei fondi pensione integrativi.

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